La colata lavica che arrivò alle porte di Roma

 

Durante l'attività vulcanica del "vulcano laziale", che coincide oggi con l'area dei Castelli romani e dei suoi laghi, fu erutatta una enorme quantità di prodotti piroclastici (lapilli, ceneri, ecc) che coprì un'area vastissima, interessò l'area romana fino a circa 40.000 anni fa, e creò il substrato "tufaceo" di gran parte della nostra città.
Le colate di lava furono poche ma una di queste raggiunse l'area che sarebbe diventata l'immediata periferia della Roma imperiale.
La colata seguì il percorso di una antica valle e si raffreddò fermandosi all'altezza dell'area che è ora occupata dal complesso di Cecilia Metella. Questa colata, detta di Capo di Bove, resistette agli agenti atmosferici che erosero i fianchi della valle nei secoli successivi la sua deposizione e alla fine divenne una lunga dorsale sopraelevata sulla campagna.
 
Su questa lunga "collina" i romani edificarono la Via Appia, sfruttando in questo modo la resistenza del materiale lavico e la posizione rialzata. Sulla stessa colata realizzarono le cave da cui trasserro gli elementi dei basolati stradali anche di altre vie consolari. L'area di una di queste cave è oggi rintracciabile di fronte all'aeroporto di Ciampino.