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Tutti sanno che Piazza Navona ricalca con la sua forma la Stadio di Domiziano, sui cui spalti vennero costruiti i palazzi che si affacciano sulla Piazza. Meno conosciuti sono invece gli eventi che portarono alla scoperta di una parte dei fornici della curva nord dello Stadio, oggi comodamente visitabili.
Nel 1888, iniziarono i lavori di sventramento per collegare il Ponte Umberto al prolungamento di Via Nazionale. Quest’ultima, arrivata a Piazza Venezia, avrebbe proseguito, tagliando tutto il centro, fino a Ponte Risorgimento. La strada prese poi il nome di Corso Vittorio Emanuele II.
Si realizzò quindi il primo tratto, fino a Piazza di Tor Sanguigna, cui si diede il nome di Via Zanardelli, senza attuare fortunatamente il progetto che prevedeva il passaggio dell’arteria viaria all’interno di Piazza Navona.
Si arrivò così, al 1931. Il Piano Regolatore Generale varato in quell’anno prevedeva una variante al vecchio PRG, con nuova arteria ad est di Piazza Navona, l’odierna Corso Rinascimento, ma anche la demolizione e ricostruzione degli edifici che si trovavano sul lato nord di Piazza Navona. Durante i lavori, nel 1936, al di sotto delle case vennero alla luce i resti dello Stadio di Domiziano, un’enorme struttura, orientata secondo l’asse Nord-Sud, capace di accogliere circa 30.000 spettatori, con una pista lunga 240 metri e larga 65. Oggi la piazza occupa esattamente questo spazio, mentre tutti gli edifici che vi si affacciano poggiano le loro fondamenta sulle rovine delle gradinate.
Le strutture vennero alla luce, grazie agli scavi diretti dal Colini durante il periodo del Governatorato; le più imponenti furono poi inglobate all’interno di un brutto palazzone dell’INA (Istituto Nazionale Assicurazioni), opera del Foschini, alla cui costruzione non si volle rinunciare.
Lo stadio fu il primo edificio ad uso sportivo in muratura costruito a Roma. Ne fu fautore il terzo Imperatore della Gens Flavia, Domiziano appunto, che lo fece edificare intorno all’86 d.C..
Stadio e non Circo, si badi bene: la differenza consiste nel fatto che la pista di un Circo era divisa in due da una “spina” e da obelischi e mete, per permettere le corse dei carri lungo un tracciato ed aveva ai due estremi delle curve; lo Stadio, invece, consisteva in una pista senza alcuna divisione e con uno dei due lati piatto. Lo Stadio infatti era deputato alle gare ginniche: corsa, lotta, pugilato.
Lo stadio rimase in funzione fino al V secolo. A partire dall’VIII secolo sullo stadio sorsero oratori, poi nell’XIII secolo case e torri e a partire dal Rinascimento chiese e palazzi.
Oggi i resti sono visibili anche da un’apertura lasciata a livello strada su Piazza di Tor Sanguigna, che si affaccia quattro metri più in alto. Dalla stessa piazza si accede all’ambiente sotterraneo, in questo caso illuminato dalla luce naturale grazie a grandi chiostrine lasciate al di sopra dell’area.
E’ possibile così passeggiare fra grandi strutture, nelle quali si riconoscono arcate su pilastri e muri radiali in laterizio posti ad arco, in quanto ci troviamo sulla curva nord dello stadio. Sono ancora visibili anche le gradinate che portavano agli ordini superiori delle gradinate. In alcuni punti è ancora in situ lo stucco che ricopriva alcuni punti dello stadio.
Altre testimonianze dello stadio sono visibili anche al di sotto della chiesa di S.Agnese in Agone, il cui primo nucleo fu edificato all’interno delle sue rovine, probabilmente in corrispondenza di una delle entrate principali.
Molti altri resti, ben più difficilmente visitabili, possono essere rinvenuti all’interno delle cantine di tutti i palazzi che si affacciano sulla piazza.