Progetto per lo studio dell'Emissario di Albano

 

Roma Sotterranea in quanto Socio Fondatore di HYPOGEA, la Federazione dei Gruppi Speleologici per le Cavità Artificiali del Lazio, parteciperà, a partire da sabato 31 agosto, al progetto triennale per lo studio dell'Emissario di Albano, a seguito dell’autorizzazione da parte della Soprintendenza Archeologica del Lazio e dell’Ente Parco Castelli Romani.

La campagna di studi sarà condotta dai tecnici e ricercatori di Hypogea con l'obiettivo di esplorare, studiare e documentare l’antico emissario.
Gli studi di dettaglio dell’opera consentiranno di verificare lo stato attuale dei luoghi, effettuare un rilievo topografico della struttura con moderna strumentazione e restituzione CAD, acquisire la documentazione fotografica e filmata e prelevare campioni di acqua per valutare la possibilità di un intervento - almeno parziale - di bonifica del condotto.
Il contributo e l'esperienza delle organizzazioni speleologiche afferenti ad Hypogea è imprescindibile perché l'esplorazione presenta tutte le difficoltà peculiari degli ambienti ipogei quali il buio assoluto, la presenza di tratti allagati, la necessità di muoversi in stretti cunicoli superando zone concrezionate, crolli e probabili dissesti. La progressione, in questi casi, deve essere effettuata con l'utilizzo di specifiche tecniche speleologiche e speleosubacquee che possono trovare sintesi solo in un gruppo di lavoro multidisciplinare quale il nostro.


L'Emissario di Albano
La tradizione storica colloca l'emissario di Albano tra i più arcaici reperti documentati dell'opera cunicolare romana, secondo solo alla costruzione della Cloaca Massima. Ma non mancano ipotesi che attesterebbero la realizzazione dell'emissario in epoca ancora più antica, successivamente ripristinata dai romani.
Fu realizzato per regolare il livello del lago di Albano, privo di un emissario naturale, in caso di eccessivo innalzamento delle acque, rendendo abitabili e coltivabili le rive del lago. 
L’emissario del lago di Albano (o di Castel Gandolfo) è il più noto fra le molte strutture di regimazione dei laghi vulcanici dei Colli Albani ed è anche l’unico citato da fonti storiche (Tito Livio V, 15; Dionigi d’Alicarnasso I, 66 e Piranesi).
Ciò nonostante, l’emissario è stato sino ad oggi scarsamente indagato per la oggettiva difficoltà di percorrenza dello speco, quasi completamente allagato. La presenza di imponenti depositi concrezionali rende inoltre l'accesso dall'incile percorribile solo con tecniche speleosubacquee.
L’emissario è stato parzialmente esplorato nel 1955 e nel 1958 da Dolci, nel 1958 da Chimenti e Consolini e nel 1978 da Vittorio Castellani (membro del Centro Ricerche Sotterranee Egeria), che con Cardinale e Vignati stese per la prima volta il rilievo completo della struttura, dopo numerose ed impegnative ricognizioni che tuttavia non consentirono di percorrere interamente lo speco.