Grande risalto è stato dato alla scoperta del
caput aquae dell'Acquedotto Traiano, fra Bracciano e Manziana, in corrispondenza della chiesa rupestre di S.Fiora. Uno per tutti,
l'articolo pubblicato dall'Agenzia ANSA
Le fotografie allegate agli articoli, la posizione geografica, la descrizione dei luogi hanno subito riportato alla mente dei nostri soci Michele Concas e Marco Gradozzi un'esplorazione fatta nello stesso luogo insieme alla Dr.ssa Rita Santolini ed al Dr. Hubertus Manderscheid ad
ottobre del 2005.
Una descrizione minuziosa dell'esplorazione fu riportata sul numero di novembre della rivista on-line: "La voce del Lago" in un bell'articolo dal titolo: "
Il tesoro sconosciuto di S.Fiora" a firma dell'Architetto Giuseppe Curatolo.
Ma vi è di più:
come riporta Curatolo, il sito fu visitato fra il 1914 ed il 1927 da Thomas Ashby, il quale nel suo libro "Gli Acquedotti Imperiali di Roma" scrive: "Gli unici resti scoperti dall'autore sono circa 125 metri ad est della cappella in rovina di S.Fiore...." ; negli anni ’40 del '900 fu poi visitato da una commissione dell’Ufficio Tevere ed Agro Romano.
Che si trattasse dell'acquedotto Traiano non vi era dubbio: è l'unico acquedotto imperiale proveniente dalla zona di Bracciano (l'Alsietino proveniva dal lago di Martignano) e tutte le fonti riportano che una delle sorgenti si trovava lungo il fosso del Fiora. A conferma di ciò il Cassio ricorda due tratti dello speco in opera reticolata e laterizia viste dall'Ashby non lontano dalla cappella di S.Fiora.
Che la chiesa rupestre sia un ninfeo poi modificato nel tempo, può essere. Che questa sia la prima sorgente non si sa, mentre è certo che erano numerosi i punti dai quali l'acquedotto attingeva l'acqua prima di iniziare il suo tragitto verso Roma.
Comunque una cosa è certa: queste notizie riescono ogni tanto, per fortuna, a riaccendere l'attenzione sul patrimonio archeologico sotterraneo troppe volte dimenticato.